Se Cristoforo Colombo ha scoperto l’America, un po’ di merito va anche dato alle sue tre caravelle, compagne di un viaggio che fece la storia. Come è ben noto, ad accompagnare l’esploratore genovese verso l’ignoto furono tre imbarcazioni: la Niña, la Pinta e la Santa Santa María (l’ammiraglia, che in realtà era però una caracca e non una caravella).
Si tratta di tre imbarcazioni tra le più celebri al mondo e, in questo breve articolo, analizzeremo la loro interessante e affascinante storia.
Cosa sono e quali sono le caratteristiche delle caravelle
Ancor prima di scendere nei dettagli, è bene analizzare cosa siano in realtà le imbarcazioni conosciute come caravelle. Le prime caravelle furono varate dai portoghesi nel 1430. L’obiettivo degli ingegneri navali che le hanno ideate era chiaro: fornire alla marina lusitana un mezzo per poter circumnavigare l’Africa, raggiungere le Indie orientali ed eludere così i pesanti dazi dell’Impero Ottomano.
Di fatto l’utilizzo che ne fece Cristoforo Colombo fu proprio focalizzato sul raggiungimento delle Indie Orientali. L’obiettivo dell’avventuriero però, era quello di evitare la circumnavigazione dell’Africa e trovare una via più rapida per raggiungere i ricchi mercati asiatici.
I carpentieri portoghesi, per realizzare questo tipo di imbarcazione, presero spunto dai pescherecci lusitani. Le origini di queste navi si perdono nella notte dei tempi ma, rendendo tali concetti moderni, gli abili artigiani di Lisbona riuscirono a dare vita alle caravelle. Questo tipo di imbarcazione dunque, ricoprì un ruolo fondamentale nella costruzione dell’impero commerciale portoghese. Oltre allo straordinario successo della spedizione di Colombo infatti, furono diversi gli esploratori che sfruttarono le caravelle per esplorare zone finora conosciute. Bartolomeo Diaz, Ferdinando Magellano e Vasco da Gama su tutti, fecero ampio utilizzo di tali imbarcazioni durante i loro straordinari viaggi.
Progettazione, costruzione e misure
Più piccola della caracca ma al contempo più resistente e veloce, la caravella era un tipo di imbarcazione dotata di due o tre alberi con vele triangolari o quadre. In realtà, durante la traversata dell’oceano da parte di Cristoforo Colombo, tutte e tre le imbarcazioni avevano issato le vele quadre. L’abile navigatore infatti, aveva studiato ed intuito che le correnti dei venti Alisei spirano costantemente nella stessa direzione, ossia da nord-est verso sud-ovest nell’emisfero boreale, mentre da sud-est verso nord-ovest nell’emisfero australe. Questo tipo di vele dunque, quindi garantiva la sicurezza di un facile ritorno in Europa.
Ogni dettaglio delle caravelle è stato frutto di anni e anni di studi da parte dei mastri carpentieri al fine di favorire lunghe traversate e di dare ai naviganti un mezzo solido ma al contempo altamente manovrabile.
Le barra del timone si trovava al coperto, sotto il cassero. Questa posizione proteggeva il timone stesso dal maltempo e ne favoriva la gestione con ogni condizione climatica. Le vele erano appositamente ideate per favorire le manovre di virata.
Per quanto riguarda le dimensioni, esse misuravano tra i 18 e i 27 metri. Anche il peso era piuttosto variabile e, sebbene la maggior parte pesasse circa 60 tonnellate, in seguito ne furono realizzate alcune con il peso superiore anche di quattro volte rispetto al suddetto standard con il chiaro intento di ottimizzare i viaggi.
Le caravelle di Cristoforo Colombo alla conquista dell’America
Fatta una piccola premessa generale sulle caravelle, possiamo dunque concentrarci sulle tre (in realtà due) più famose rappresentanti di questa categoria. La partenza delle tre imbarcazioni avvenne alle sei del mattino del 3 agosto 1492 da Palos de la Frontera. Dopo aver affrontato la declinazione magnetica e il malcontento dei suoi uomini durante il lungo viaggio (con tanto di minacce di ammutinamento) il 12 ottobre 1492 venne finalmente avvistata la terra ferma di quello che si rivelò poi essere un nuovo continente.
Di seguito infatti, analizzeremo una per una le fedeli compagne di viaggio di Cristoforo Colombo.
Santa María
Cominciamo con la celebre Santa María, l’unica delle tre ad essere una caracca e non una caravella. Più grande delle sue due compagne di viaggio, questa imbarcazione era di proprietà di Juan de la Cosa, uomo di fiducia dell’esploratore genovese.
Dotata di tre alberi (maestra e trinchetto con vele quadre e mezzana con vela latina), la Santa María era lunga circa 21 metri. Proprio a causa delle dimensioni e della presenza massiccia di cannoni sul ponte inferiore, dotazione tutt’altro che inutile a quei tempi, questa imbarcazione era la più lenta delle tre.
La nave andò distrutta il giorno di Natale del 1492 per colpa di un eccesso di superficialità da parte dell’equipaggio. Il personale di bordo più esperto se ne andò tranquillamente a dormire e il timone fu affidato a un giovane e inesperto mozzo. La Santa María si incagliò sulla barriera corallina di Haiti affondando. Il relitto venne individuato solamente nel 1968.
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Pinta
La Pinta è la caravella da cui è stata avvistata per la prima volta la costa americana da Rodrigo de Triana, uno dei 26 membri dell’equipaggio. La sua velatura era composta da una vela quadra di trinchetto e di una grande di maestra. L’albero di mezzana issava invece una vela triangolare latina. Non si conosce il suo vero nome e “Pinta” quale soprannome, pare derivasse da “variopinta”. Probabilmente per i molteplici colori che sfoggiava.
Era lunga poco meno di 23 metri, il suo peso era di poco inferiore alle 120 tonnellate. La nave portava, sull’albero di maestra, lo stendardo bianco e rosso di Castiglia e Leon. Sull’albero di mezzana la bandiera della flotta, bianca con croce verde inquadrata da una “F” e una “J”, iniziali di Ferdinando e Isabella di Spagna. Il destino della nave è totalmente ignoto e probabilmente giace su qualche fondale americano in attesa di essere individuata.
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Niña
Il nome reale della Niña era Santa Clara. L’imbarcazione però, venne probabilmente adottato dalla spedizione in riferimento al nome del proprietario, ovvero Juan Niño.
La caravella, lunga circa 20 metri, era dotata di vele triangolari (sostituite con quadre, molto più performanti grazie ai venti Alisei, durante la sosta presso le isole Canarie) e risultava priva del castello di prua. Costruita tra il 1487 e il 1490 presso Puerto de la Ribera, contava un equipaggio di circa 20 uomini. Anche il destino della Niña, come quello della Pinta, è avvolto nell’ignoto.
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